Ivano Fossati è una colonna portante della tradizione cantautorale italiana: con 25 album all’attivo e oltre 35 anni di attività alle spalle, è considerato uno degli autori più colti e raffinati della scena musicale italiana.
Ha collaborato inoltre con alcuni dei nomi più influenti della musica, da Mina a Patti Pravo, da Anna Oxa a Loredana Berté.
Eppure, complice il suo atteggiamento schivo e riservato, sfugge la grande popolarità, e forse proprio questo è il segreto del suo successo: la sua carriera è costellata da veri e propri capolavori musicali, creati, scritti e interpretati con la semplicità che solo i veri grandi sanno avere.
“La costruzione di un amore”, brano contenuto nell’album “La pianta del tè” del 1988, è il paradigma assoluto di questa grandezza: una fotografia nitida e appassionata della complessità del sentimento d’amore, ripreso in tutte le sue molteplici sfaccettature.
Ci vuole fatica, sudore, impegno e fantasia per plasmare un amore, e proprio la complessità e la bellezza indefinibile di questa costruzione imperfetta sta al centro del brano.
L’esperienza aiuta ma non basta, perché ogni amore è una storia a sé, è un capitolo in bianco da riempire del proprio vissuto.
La sfida sta allora nel guardare ogni storia con occhi nuovi, la capacità di avventurarsi con incanto ed emozione ma pur sempre nella consapevolezza della labilità dei sentimenti, perché un nuovo amore è come “un altare di sabbia in riva al mare”.
La difficoltà sta nel trovare il coraggio di crederci, nel lasciarsi sedurre dall’immensità della potenza del sentimento, che può travolgere, spesso annientare, ma che vale sempre e comunque la pena di essere vissuto.
E’ un invito all’amore in tutta la sua pienezza, un incoraggiamento a lasciarsi prendere la mano, non curanti dei possibili fallimenti: perché il vero viaggiatore ama il viaggio più della meta, e non rischiare equivale il più delle volte a non vivere.
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