Da sempre considerato il cantautore dei buoni sentimenti, Claudio Baglioni in realtà ha, nella sua più che quarantennale carriera, spaziato tra i temi e i generi più disparati, riuscendo ad accattivarsi le simpatie di un pubblico estremamente eterogeneo e composito.
Il brano “Poster”, contenuto nell’album “Sabato pomeriggio” del 1975 è uno dei brani più noti al grande pubblico del cantante romano, eppure l’onnipresente tema dell’amore non è toccato neanche di striscio.
Il filo conduttore del brano è il tema dell’attesa: quella fotografata da Baglioni è una quotidianità soffocante e logorante, fatta dipiccoli gesti che si ripetono incessantemente: treni da aspettare, mattini freddi, donne cariche di buste della spesa, un orologio fermo alla stazione.
Non può che scaturire un disperato desiderio di evasione, evocato da un poster scarabocchiato che invita ad una vacanza in Tunisia.
L’evasione vagheggiata è un appiglio al quale aggrapparsi per non lasciarsi prendere da una realtà estraniante e indifferente ai bisogni dell’individuo, dove tutto scorre secondo le logiche di un consumismo di massa sordo alle esigenze del singolo.
Il poster altro non è che un richiamo pubblicitario, uno specchietto per le allodole, ma tanto basta all’uomo per scorgere una possibilità di sopravvivenza in una giungla senza fine.
Il desiderio di lasciare tutto, problemi, ansie, ostacoli, per ritagliarsi un angolo di paradiso nel quale rifugiarsi è un miraggio, ma quella dei sogni è una forza potentissima, l’unica in grado di tenerci a galla il più delle volte.
Claudio Baglioni con la sua voce è in grado di spaziare in totale naturalezza dai bassi alle estensioni più azzardate e rende perfettamente questo stato d’animo dell’uomo contemporaneo.
Un uomo che si sente padrone della sua vita, e che solo raramente si rende conto di non essere nulla di più di un meccanismo di un ingranaggio troppo grande per essere compreso e controllato.
L’evasione è uno stato mentale: illusoria eppure necessaria all’individuo per non lasciarsi vincere da una realtà senza anima e fondamentalmente senza scopo.
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