“Auschwitz” è un famoso pezzo del noto cantautore Guccini.
La canzone parla di un personaggio storico reale che tutti noi conosciamo: Hitler. O meglio descrive quello da lui fatto visto dagli occhi di chi l’ha subito. Hitler credeva nel mito della razza perfetta, quella ariana. Sterminò migliaia di persone, tra cui ebrei diversamente abili omosessuali room. Sia donne, sia bambini. Sia anziani, sia giovani.
Nella canzone il tutto è visto dagli occhi di un bimbo chiuso e ucciso nel più noto campo di sterminio nazista, quello di Auschwitz. L’hanno ucciso bruciandolo e poi hanno lasciato le sue ossa senza sepoltura, buttandole cosi in mezzo a quelle di altre centinaia di persone come lui, uccise dalla follia di un uomo.
Ceneri portate via dal vento e che quindi dovrebbero essere felici e libere. E invece no, il bimbo non ci riesce a causa delle brutture subite per colpa di un folle omicida e dei suoi ideali. Ucciso solo perché diverso, ma comunque solo un bambino (sono morto con altri cento, sono morto ch’ero un bambino, passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento… Ad Auschwitz c’era la neve, il fumo saliva lento nel freddo giorno d’inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento… Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio: è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento…).
Ed ha ragione: come si può uccidere un proprio fratello? Si predice sempre, ma non tutti lo rispettano. E i preti Tedeschi non si sono opposti, almeno non tutti, allo sterminio. Ma uno dei comandamenti non è forse: ama il prossimo tuo come te stesso? (io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello, eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento…).
E continua, continua ad uccidere finché non fu fermato dagli alleati. Ma ne ha uccisi tantissimi nel frattempo ed altro non si sente se non gli spari che segnalano la fine di altre vite (ancora tuona il cannone, ancora non è contento. Di sangue la belva umana ed ancora ci porta il vento ed ancora ci porta il vento…).
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