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Amy winehouse

Music Grammys

Ultimamente la cantante inglese Amy Winehouse è stata al centro delle cronache più per le sue vicende personali di droga e alcool che per il suo indiscutibile talento. Il che è un vero peccato dal momento che Amy di talento ne ha e da vendere.

Al contrario di tante altre sue colleghe più celebri ormai per la loro vita spericolata che per le loro doti vocali, la brava Amy ha il pregio di sapersi distinguere almeno in campo artistico grazie alla sua voce e al suo sound veramente unici.

Molte dopo di lei hanno cercato di imitarla, Duffy e la nostrana Giusy Ferreri tra le tante, ma il marchio di fabbrica Amy Winehouse rimane inconfondibile. Sentirla e venire trascinati in atmosfere quasi da Motown è un tutt’uno.

Il suo singolo d’esordio internazionale, pubblicato quando Amy aveva solo 23 anni e già un album all’attivo, è una sorta di autobiografia sui suoi problemi di dipendenza. La Rehab del titolo si riferisce alle cliniche di disintossicazione, che Amy rifiuta di frequentare ben sapendo di non aver alcuna intenzione di ripulirsi dal momento che l’alcool è l’unico modo che ha per sopravvivere alla depressione.

Il singolo si distingue non solo per la tematica, alquanto incisiva e non così comune in un mondo come quello della musica dove alcool e droga sono all’ordine del giorno ma tutti cercano di apparire almeno puliti, ma anche per la voce di Amy che riesce a regalare delle sonorità inusuali e innovative in un periodo in cui ormai anche la musica sembra essersi uniformata.

Si spera che Amy riesca a risolvere i suoi problemi nonostante la sua testardaggine, perché sarebbe un vero peccato se il suo talento e la sua voce andassero sprecati per colpa di una dipendenza così pericolosa.

Categories: Musica Pop Recensioni

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matteo