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I dari e la loro ossessione per la lettera w

Wero_dAri

Non erano passati nemmeno poi troppi mesi da che quell’orribile canzone Wale (tanto wale) era diventata un tormentone grazie ai vari siti tipo youtube e all’inesorabile MTV e TRL, che i dAri già erano tornati all’attacco con una nuova “perla”.

Per qualche assurdo motivo, i quattro di Aosta sembrano essere affetti da una strana ossessione che li porta a non potersi servire della cara vecchia lettera “v” ma li obbliga a sostituirla ogni volta con la “w”. E se per Wale (tanto wale) la scusa era che gli si era inceppata la tastiera del computer, si può dedurre che abbiano cercato di ripetere il successo di quell’obbrobrio musicale con Wero.

Così come Wale (tanto wale) era basata su una serie di giochi di parole piuttosto banali e fastidiosi tra il nome e il verbo, lo stesso succede in Wero. Se prima si poteva anche ammettere un certo livello di originalità, ora il plagio di se stessi arriva a rasentare veramente il ridicolo.

La cosa peggiore è che Wero pare proporsi come una canzone con una tematica in un certo senso “seria”, al contrario di Wale (tanto wale) che, comunque non aveva tutte queste pretese dopo tutto. L’unico problema è che il testo e le facce di quei quattro rendono vano il tentativo di uscirsene con qualcosa di serio.

La Wero del titolo viene presentata come una ragazza problematica, con dei genitori che non la capiscono (da quando in qua i genitori capiscono i figli adolescenti poi?), e che si rinchiude in se stessa per sfuggire ai problemi che sembrano tormentarla. Il tutto accompagnato dalla solita accozzaglia di suoni (rumori?) che come sempre fanno da sottofondo alle canzoni dei dAri e che i fan e loro stessi si ostinano a chiamare musica.

Davvero non si capisce come questi quattro siano arrivati dove sono arrivati, ma si continua a sperare che così come sono improvvisamente comparsi dal nulla, altrettanto improvvisamente possano ritornarci.

Categories: Musica Recensioni Rock

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matteo