E’ un album interessante e piacevole quello che questi ragazzi hanno sfornato, portando varie novità rispetto ai precedenti e anche s’è passato qualche anno dal 2004, rieccoli in carreggiata non deludendo le aspettative di chi li conosceva già e attendeva da allora.
18 brani tutti da ascoltare impazzendo in quelli movimentati o facendosi cullare da quelli più leggeri e melodici. Il loro tocco è irriconoscibile e con un po’ di sfacciataggine, proteste e trattando temi giovanili hanno composto sempre buona musica attirando verso di loro fan di tutto il mondo.
Partirei dalla title track per la sua acustica e ritmicità essendo molto trascinante e vivace, trovandola come seconda nel CD. La successiva Kill Your Enemy è un altro capolavoro degna del loro stile, stile che se anche ripetuto in molti loro lavori non stufa mai.
Facendo un salto fino alla sesta si ascolterà Christian’s Inferno e se le precedenti citate non sono state niente è arrivata l’ora di fare sul serio. Indiavolata per fare un giusto abbinamento farà felici chi si aspettava un pezzo del genere che prima o poi arrivasse; consigliata per i seguaci del genere ma sconsigliata, avendola descritta come violenta per chi preferisse altro.
La ottava East Jesus Nowhere è un altro brano con schitarrate a non finire, energica che si sposa con questo elenco di canzoni prevalentemente irruenti, genere sul quale è meglio soffermarsi da sentire una dopo l’altra per avere minuti di totale frenesia come scuola Green Day insegna.
La chicca lasciata per il finale è la sedicesima 21 Guns che seppur lenta come le strofe non è esente dai buoni e vecchi accordi che la rendono molto bella, non potendo non immedesimarci nel chitarrista che evoca quelle note.
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