E’ una band formatasi nel 1994 da un ex componente dei famosi all’epoca e tuttora conosciuti dalla stragrande maggioranza delle persone, i Nirvana dai quali dopo essersi distaccato per una carriera da solista e la morte del suo amico Cobain, che era a capo della band citata riunisce a sé degli ottimi musicisti dando vita a un’altra icona del genere rock alternativo: i Foo Fighters!
Uscito nell’autunno del 2007, questo è il loro sesto lavoro e dopo pochi mesi nell’anno successivo viene presto premiato da un Grammy Award come miglior album rock. Composto da 12 prelibatezze descrivendole ne andrò a saltare solamente tre.
Vogliono fare il botto già dall’inizio ed esso è affidato alla splendida The Pretender con i quattro minuti e mezzo che non annoiano carichi di assoli, di pennate energiche e pulite facendo scaturire da queste chitarre elettriche dei suoni maestosi e ricca di freneticità dettata dalle percussioni e dai tamburi di una batteria che ha tutto tranne che la voglia di stare in silenzio.
La seconda, Let It Die richiama la sonorità del suo precedente gruppo e Dave Grohl allora era un batterista ora il leader è voce e chitarra dei Foo. Tralasciando momentaneamente la successiva, la quarta Long Road to Ruin ci fa fare un tuffo nel passato negli anni ’70.
Riprendendo la terza Erase/Replace posso citarla insieme alla settima Cheer Up, Boys (Your Make Up Is Running) tra le canzoni più movimentate mentre per l’opposto, delle più lente fanno parte la sesta Stranger Things Have Happened, la decima Statues e la nona Ballad of the Beaconsfield Miners.
La dodicesima Home accompagnata da un piano che sorregge la sola voce del cantante chiude il CD e la mia recensione in un modo tranquillo come se quelle note si sentissero mentre si stanno leggendo le mie parole finali.
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