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Natalie Imbruglia: White Lilies Island, luogo divenuto titolo nel quale lei ha vissuto

White Lilies Island

Altra bellezza ma questa volta si parla di un altro Continente, bellezza australiana che assieme al suo talento ha fatto carriera macinando successi. Come la Marlin se volessimo fare un paragone anch’essa fa parlare poco di sè “coccolando” la schiera di fan che non la dimenticano, avendo continuato a pubblicare nuovi lavori dal ’97 e la sua attività sta proseguendo da oltre un decennio.

“L’isola dei Gigli Bianchi” conferma le novità sul piano del suo stile, che rinnovato è stato influenzato dal rock, pop e persino dall’elettronica in maniera maggiore rispetto al primo e precedente album, componendo in questo secondo lavoro brani più belli e accattivanti.

Dopo That Day, la traccia Beauty on The Fire è quella sul quale mi soffermerei di più per il suo ritmo trascinante, il quale sorregge la sua particolare e incantevole voce che ha sempre allietato l’ascoltatore facendosi riconoscere in qualsiasi posto anche se la si fosse sentita di sfuggita non potendo far a meno di dire: ”Ma questa è, Natalie Imbruglia”.

La canzone che meno attira è la terza, Satellite mentre la successiva Do You Love crea un’atmosfera di tristezza, di saluti che dopo l’allegra Wrong Impression, la sesta Goodbye è pronta per continuare il tormento momentaneamente accantonato.

Quei momenti vengono però presto soppiantati dai raggi di luce che portano Everything Goes, Hurricane e Sunlight. Dopo l’evanescente Talk in Tongues non tocca ad altri che all’undicesima Butterflies e alla dodicesima Come September concludere in bellezza il CD.

Questa raccolta la consiglio a chiunque volesse immergersi in momenti di relax e che abbia soltanto voglia di ascoltare buona musica, espressa da una donna delicata che infonde sensazioni positive grazie ancora alla sua decantata e apprezzata abilità vocale.

Categories: Musica Pop Recensioni

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matteo