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Muse: Origin of Symmetry, all’interno c’è tutta la loro eclatante crescita professionale

Origin of Symmetry

Secondo CD dopo l’album Showbiz che li ha lanciati nella loro brillante carriera in continuo andamento senza freni, piena di successi, premiata e fautrice di un ottimo rock, creato dalla batteria, dalle note pizzicate delle loro chitarre elettriche e dall’armoniosa voce del pilastro portante e carismatico: Matthew Bellamy.

Dal primo album di strada ne hanno fatta e lo vogliono dimostrare con il primo brano New Born che come nuova nascita appunto è molto chiara, all’inizio è caratterizzata da un piano molto leggero e lento arrivando ben presto, è nell’aria, la chitarra che sconvolgerà quel ritmo.

La seguente Bliss con il sintetizzatore che fa un lavoro coi fiocchi, questo gioiellino l’ha fatta diventare una Hit tra la moltitudine delle altre di questi ragazzi. La terza Space Dementia è composta dalla loro firma irriconoscibile ormai: uso di una sinfonia leggiadra iniziale per poi cadere in un abisso frenetico.

Quando risaliamo da quel baratro a fatica, per via dello scrosciante pizzicare delle corde delle chitarre elettriche divenute incandescenti, all’ascolto della successiva Hyper Music siamo rispediti in esso dopo quell’attimo di respiro, è molto energica e come tema trattato quello della solitudine.

Facendo un salto dalla quarta alla settima incontriamo Micro Cuts, altro brano sul quale spedere più parole per la sua bellezza e le sorprese che offre con la voce del cantante che arriva a toccare note molto alte e le note delle solite due chitarre che offrono un suono, grazie al talento di chi le impugna senza eguali.

L’undicesima traccia conclusiva dell’album Megalomania è accompagnata da un organo che la rende interessante e diversa dalle altre sentite in precedenza. E’ un lavoro che consiglio e che accontenterebbe sia i fan e sia chi non lo fosse, ancora.

Categories: Musica Recensioni Rock

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matteo