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Gli anni – Max Pezzali

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Per raccontare pienamente un’epoca è spesso necessario che lo specchio deformante della memoria faccia il suo corso, cancellandone le asperità e potenziandone invece gli aspetti idilliaci.
Per questo ad esempio oggi, a distanza di quasi trent’anni, assistiamo ad una rivalutazione a posteriori degli anni ’80, tanto vituperati all’epoca, quanto osannati ai giorni nostri.

Contrapponendosi a questa generale tendenza, nel 1995 Max Pezzali scriveva “Gli anni”: il brano simbolo del suo tempo, gli anni ’90, celebrati con calore e partecipazione, ma anche con una punta di inquietudine.

Indiscutibilmente si tratta di uno dei suoi brani più celebri e amati dal pubblico, il manifesto di una generazione alla ricerca della propria identità, la celebrazione di un decennio, gli anni ’90, di grandi contraddizioni ma anche di grandi speranze ed illusioni.

Il brano, del 1995, è contenuto nell’album “La donna, il sogno, il grande incubo”, ed è da molti considerato la canzone in assoluto più bella degli ormai ex 883.
Oltre ai molti simboli degli anni ’90 che vengono evocati nel testo, dai Roy Rogers, alle vittorie del Real, da Happy Days a Ralph Malf, quello che viene fotografato nel testo è l’inarrestabile scorrere del tempo, il passaggio inevitabile dall’adolescenza all’età adulta, che lascia nell’autore un senso di vaga sconfitta, perché quel che è stato non si può riportare indietro.

Le amicizie fraterne dell’adolescenza, quei legami indissolubili di solidarietà ed empatia sincera sono destinate a perdersi nei meandri del tempo, a trasformarsi in ricordi sempre più flebili e lontani.
Il senso della perdita permea un testo senza dubbio malinconico, nel quale viene celebrato il sacro vincolo dell’amicizia ma nel quale l’autore si ferma soprattutto a riflettere sugli inevitabili mutamenti che condizionano tutti i rapporti umani.

Resta la consapevolezza di averli vissuti a pieno quegli anni, di averne assaporato ogni sfumatura e tante piccole sfaccettature, oltre alla necessità di guardare avanti per non ripiegarsi tristemente nel passato.

Categories: Musica Pop Recensioni

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matteo