Uno degli ostacoli più difficili da affrontare per colui che ha la presunzione di recensire/criticare un album musicale è quello di definire precisamente a quale genere appartiene l’opera. Anche perchè spesso capita che se si scrive per un pubblico mirato, si rischia che il disgraziato recensore venga subissato da critiche anche feroci, per non dire insulti, nel caso in cui quell’album non rientri esattamente nella ristretta cerchia di genere musicale che quel tipo di lettore si aspetta.
Io non ho mai amato definire con precisione il genere musicale di un album, per primo motivo perchè non ho una cultura musicale così estesa da riuscire a definire esattamente che cosa sto ascoltando, e per secondo motivo perchè mi sembra una operazione poco produttiva, dal momento che la pratica del pregiudizio potrebbe mostrarsi da parte di qualche sciocco.
Ecco perchè sono un sostenitore della teoria “esistono solo due tipi di musica”. Quella buona e quella cattiva. E la musica di Tiziano Ferro rientra senza dubbio nella prima categoria.
Che cosa caratterizza la buona musica? Senz’altro, a nutrire questa categoria ci pensano melodie emozionanti, un talento nella metrica fuori dal comune, una voce clamorosa. E con queste caratteristiche, anche se i testi (comunque molto buoni) non si discostano più di tanto dal tema amore, un album può rivelarsi un capolavoro.
‘La tua vita non passerà’ ha l’appeal epico di quelle canzoni dalle quali si percepisce che l’ascolto che si sta per intraprendere non lascerà indifferenti. La title track, in martellante rotazione radiofonica, è lo specchio di un approccio musicale passionale e appassionato. La metafora calcistica del rigore sbagliato è vera poesia, quella capace di conquistare chiunque. E la grandezza di Tiziano sta proprio nel riuscire a fondere la classe del cantautore (non a caso all’album hanno collaborato due nomi come Fossati e Battiato) con quel linguaggio diretto e popolare che ha reso la fortuna di grandi come Vasco e Ligabue.
‘Indietro’ è il primo grosso colpo al cuore. Ragazzi, che canzone. L’efficacia del ritornello, l’andamento un po’ soul, il testo raffinato e profondo ( “L’amore va veloce e tu stai indietro”) rendono questo brano il preferito di tutto ‘Alla mia età’.
‘Il regalo più grande’ si candida a diventare il prossimo singolo. Ricorda lo stile elegante di ‘Ti scatterò una foto’ ed è impeccabile per arrangiamento e interpretazione.
‘Il tempo stesso’, invece, è la prima grossa sorpresa dell’album. Si tratta del frutto del lavoro con Battiato, per un brano che non sfigurerebbe se fosse inserito ne ‘La voce del padrone’. Si sente forte la presenza di quest’ultimo nella costruzione “geometrica” del testo oltre che nelle sonorità radical-dance.
E se per ‘La paura non esiste’ vale il discorso della ballata di gran classe, ‘La traversata dell’estate’ è insieme a ‘Per un po’ sparirò’ la canzone che maggiormente ricorda il Ferro degli esordi, quello di ‘111’ e di ‘L’olimpiade’ per intenderci. La definizione di Craig David italiano è ormai un po’ troppo stretta, ma se proprio si volesse ancora ritrovare qualche somiglianza con il cantante americano va ricercata qui. Emozionante soprattutto il pre-chorus, “Ti giuro se sapessi di ferirti io non partirei mai, mai, mai/Se solo con coraggio lo chiedessi non ti lascerei mai, mai, mai”.
‘Assurdo pensare’ è il secondo colpo al cuore. Un amore finito, l’inevitabile trionfo delle illusioni. L’assurdità di un destino che, malgrado l’invenzione di momenti, abbracci e consigli, non può essere evitato.
L’album si chiude con la commovente ‘Fotografie della tua assenza’. Anche qui si parla di amore finito male, ma si pone l’accento sulla preziosità del ricordo. Un finale dolceamaro per un talento unico nel panorama musicale italiano.
“Alla ma età” è il regalo più grande da fare a Natale a qualcuno che si vuole bene, l’ascolto più consigliato per chi non ha paura e non si vergogna di commuoversi ed emozionarsi per l’ascolto di una semplice canzone. Ed è la definitiva consacrazione di un cantautore intenso, sensibile, intelligente.
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