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Storia di un impiegato di Fabrizio de André

Storia di un impiegato

Edito nel 1973, questo album riafferma il ruolo di cantautore di sinistra di De André. I due precedenti album, La Buona Novella (1970) e Non al Denaro, Non all’Amore Né al Cielo(1971), avevano colpito il pubblico, facendolo quasi vacillare. Sembrava che l’indomito pettirosso da combattimento si fosse fermato su un ramo diverso e cantasse nuovi temi.

Invece, De André riafferma il suo punto di vista sul mondo operaio italiano con questo brillante e più che rivoluzionario album. Con i suoi nove brani, l’abile cantautore narra l’evoluzione di un giovane lavoratore deluso, frustrato e arrabbiato. Si ripropone lo schema dell’album-storia, già ritrovato con La Buona Novella, l’album inteso come un viaggio, il veicolo per una storia.

E’ proprio così che dovrebbe essere visto questo album, dove ogni canzone è un pezzo unico di un mosaico il cui disegno lo si può solo intuire durante l’ascolto e che si concretizza alla fine, con una bella e appassionata simmetria tra l’inizio e fine, con quel verso oramai celebre e eterno:”…anche se voi vi credete assolti/ siete per sempre coinvolti!”.

Si trova lì il filo conduttore per tutto l’album, il concetto che la società siamo noi, siamo noi tutti i responsabili di quanto accade e non basta trovare delle giustificazioni. Soprattutto, queste giustificazioni sono false perché non bastano per una reale salvezza, non ci permettono di esimerci dai doveri e dalle responsabilità.

Un gradito ritorno, quanto mai attuale, del cantautore ai temi della vita degli abbandonati, dei dimenticati, che punta il dito contro quelle istituzioni, quei politici, quei magistrati che troppo spesso si auto eleggono a virtù e che in verità sono più che mai distanti dalla realtà in cui vivono, tuttavia, persone dalla memoria assai corta…

Categories: Musica Pop Recensioni

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matteo