La luce dell’est, famoso pezzo del noto Lucio Battisti, fa parte dell’album “il mio canto libero” uscito nel 1972. La luce dell’est parla di un uomo che ricorda una sua ex ragazza, una donna slava, e tutti i momenti bellissimi che hanno passato insieme. Ma capisce che è inutile pensare al passato e si deve concentrare sul presente, pensare alla sua ragazza attuale.
Ricorda quando, da giovani, non gli importava del tempo. L’importante era stare insieme, sia che ci fosse il sole o la pioggia. Correvano insieme tra fango e pozzanghere formatesi per la pioggia e poi, presi dalla passione, si baciavano (piccoli stivali e sopra lei, una corsa in mezzo al fango e ancora lei, poi le sue labbra rosa e infine noi).
Ma era una semplice avventura, tanto che lui non parlava slavo e lei non capiva l’italiano. Non gli importava non capirla, l’importante era star soli. Ma lui la sentiva sua, anche se sua non era. Si stava pian piano innamorando di lei (scusa se non parlo ancora slavo, mentre lei che non capiva disse bravo e rotolammo tra sospiri e “da”. Poi seduti accanto in un’osteria bevendo un brodo caldo che follia, io la sentivo ancora profondamente mia).
Lui ricorda tutto questo, ma i suoi pensieri sono stati interrotti già due volte. Così capisce che ricordare il passato non serve (ma un ramo calpestato ed ecco che ritorno col pensiero. Un colpo di fucile ed ecco che ritorno col presente). Si deve concentrare sulla sua fidanzata attuale (a te che sei il mio presente, a te la mia mente).
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