Angelo, famoso pezzo del noto Francesco Renga, si trova nell’album “camere con vista” uscito nel 2005. Vinse il Festival di Sanremo e il cantante l’ha scritta una notte con la figlia Jolanda in braccio mentre guardava in tv le terribili scene dello Tsunami. Esprime tutto il suo terrore di morire perché vorrebbe dire lasciare la figlia da sola e senza la sua protezione.
Il silenzio fa pensare e se una persona è già triste aumenta il suo sentimento di solitudine e paura. Paura della morte e di quello che questa significherebbe per un’altra persona cara. Prima o poi tutti si muore a causa del tempo che passa (notte fonda, senza luna. E un silenzio che mi consuma, il tempo passa in fretta e tutto se ne va…).
Così il protagonista chiede a un angelo, probabilmente la nonna della bambina morta anni prima, di prendersene cura se lui dovesse morire. Perché quando siamo piccoli siamo ingenui, fragili, senza difese e ci serve qualcuno che si prenda cura di noi e ci protegga (angelo, prenditi cura di lei. Lei non sa vedere al di la di quello che da, e l’ingenuità è parte di lei… che è parte di me).
Il protagonista parla anche di quanto la vita sia precaria ed esprime il suo risentimento nei confronti di un Dio che non ascolta le nostre preghiere, forse per punirci (cosa resta del dolore e di preghiere se Dio non vuole? Parole vane al vento, ti accorgi in un momento: siamo soli… è questa la realtà?). E questo essere soli gli fa paura, non tanto per lui quanto per la figlia (ed è una paura che… non passa mai).
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