Avrai, famoso pezzo di Claudio Baglioni, è uscito nel 1982 in occasione della nascita del suo unico figlio Giovanni. Nella canzone c’è l’amore più sincero, grande, vero: si tratta dell’amore che un padre ha per il proprio figlio. Il padre augura sempre al proprio figlio di avere un bellissimo futuro, di realizzarsi nella vita ma anche di ricevere il piacere che danno le piccole cose quotidiane che poi sono la chiave per arrivare alla felicità.
Solo il titolo “avrai” racchiude tutto questo. Baglioni, come tutti i genitori, desidera che il figlio abbia tutto ciò che lui non è riuscito ad ottenere, e anche di più. Naturalmente poi crescendo si litiga e alcuni genitori non parlano più con i propri figli, ma questa è un’altra cosa. Qui il padre parla del figlio piccolo, appena nato e lo vede già grande.
Le storie quotidiane, quelle che ti portano alla vera felicità. Si tratta ad esempio delle prime attese amorose, dei primi amori, dei primi momenti malinconici. Tutte cose che poi ci fanno vivere appieno i momenti belli. Perché senza i momenti brutti e tristi, i momenti belli ci apparirebbero come normali. Per questo si soffre.
“Avrai avrai avrai il tuo tempo per andare lontano, camminerai dimenticando, ti fermerai sognando. Avrai avrai avrai la stessa mia triste speranza, e sentirai di non avere amato mai abbastanza se amore amore avrai”. Qui c’è l’augurio più grande di tutti: ereditare il suo carattere e la continuità del patrimonio genetico che ci rende immortali (da Shakespeare). Inoltre l’amore non è mail troppo, si sente di non amare abbastanza una persona se anche essa ci ama.
“Avrai ricordi di ombrelli e chiavi da scordare, avrai carezze per parlare con i cani”. In questa frase Baglioni vuole specificare che anche le cose che all’inizio ci fanno arrabbiare, ci irritano, poi ci fanno ridere. Sono piccoli difetti graziosi che ci fanno amare una persona. A volte si discute con persone che ci aggrediscono, il bello è star calmi e dire ciò che si pensa senza farsi trascinare, civilmente.
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