Primo singolo del quarto e omonimo album di Tiziano Ferro.
Il brano è incentrato sul dolore ( e sulle sue molteplici sfumature) che pernea l’esistenza di ogni essere vivente. A questo dolore ci sono diversi modi di reagire.
C’è chi, ad esempio, ostenta allegria davanti ad altri, mentre nel profondo si sente triste, si sente solo, come se tutto crollasse addosso e nessuno si accorgesse poi della sua assenza.
C’è colui che a causa del dolore vissuto, fà fatica a provare davvero simpatia verso qualcuno. Ha sempre un “retro-gusto”di diffidenza, proprio per evitare di incappare nuovamente in questo sentimento logorante.
Può essere che anche la persona più felice, o che così vuole apparire, in realtà non sfugga al dolore. Le cause sono svariate: dalle delusioni amorose alle questioni familiari, dalle ragioni più frivole a quelle più serie.
Tiziano Ferro è fiero di essere ancora in grado di piangere, di sfogare i suoi sentimenti, nonostante la sua età. Esorta tutti a farlo: non è segno di debolezza, ma di consapevolezza e coraggio, soprattutto nei propri riguardi.
Le difficoltà passate possono essere state tante, ma da esse si è di certo imparato qualcosa e si continuerà a farlo, nel caso se ne proponessero di nuove.
Ci si auspica però di incontrare anche cose belle lungo il proprio cammino. Che le proprie sofferenze si rivelino anche cure e sentimenti gioiosi in futuro.
Bisogna far tesoro di tutto ed essere in grado di trasformare le cose meno piacevoli, in qualcosa di gradito…o per lo meno lasciarle chiuse in un ipotetico cassetto e ricordarle il meno possibile, per quanto anche le vicende brutte insegnino.
Tutto serve, tutto và vissuto ma tutto passa.
Bisogna trarre insegnamento dal passato, per affrontare meglio il futuro.
E piangere perché no, anche se si ha una “certa età”.
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