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Negrita – “L’uomo sogna di volare”

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Dal primo album uscito nel 1994, la band di Arezzo dei Negrita ne ha fatta di strada: grazie alla voce del leader Pau ed alle particolari sonorità musicali che il resto del gruppo riesce a produrre, si sono imposti con successo sul mercato italiano musicale come rock band segnati da una leggera sonorità britannica.

Uno degli album da segnalare è “L’uomo sogna di volare”, del 2005, che invece segna per i Negrita un cambiamento fondamentale: questo disco ha origini in Sudamerica, e fa percepire tutte le vibrazioni di questa affascinante terra attraverso l’utilizzo di ritmi tipicamente latini.

Il cd in effetti non è stato particolarmente ben accolto né dai fans né, tanto meno, dalla critica: questi ritmi da ballata latino americana hanno reso l’idea di essere un po’ troppo pop e soprattutto commerciali (anche se in realtà non c’è proprio niente di male) rispetto alla loro solita musica che si differenziava proprio per non avere queste caratteristiche.

Obbiettivamente parlando, i Negrita con questo lavoro hanno deciso di sperimentare: la prima testimonianza viene data da “Sale”, dove una parte rappata rischia di rovinare tutto il singolo; troviamo “Mother”, dove il ritmo è prettamente reggae: buono ma, ahimè, testo banale. “Greta”, la quarta traccia, è invece stata consacrata come la migliore canzone dell’album, malinconica ma allo stesso tempo solare.

Al contrario, il titolo di “peggio del peggio” è stato dato a “Rotolando verso sud”, troppo commerciale, che appare un po’ come la brutta copia di una qualunque canzone di Manu Chao; in realtà potrebbe essere invece vista come un’allegra ballata estiva, stile falò sulla spiaggia; otretutto il testo elogia sì la bellezza dell’America Latina, ma rende anche l’idea della sua condizione di povertà e di degrado. Il singolo triste ed acustico è “Tutto bene”, fino ad arrivare, in chiusura, a “Il branco”, traccia puramente allegra e latina.

Categories: Musica Recensioni

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matteo