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Meg – Psychodelice

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La ex voce femminile dei 99 Posse si è da poco distaccata dal gruppo per proseguire da solista: la napoletana Maria di Donna, in arte Meg, ha deciso di scalare da sola le vette musicali e ci sta riuscendo brillantemente; il suo modello di riferimento è l’islandese Bjork, del quale si possono ritrovare tratti simili nelle canzoni di Meg. È solo questione di tempo: probabilmente con l’uscita di futuri nuovi lavori, Meg riuscirà a crearsi un proprio stile, anche se il suo attuale i distacca già notevolmente da quello della canzone italiana.

Il suo primo lavoro, intitolato senza troppa fantasia semplicemente “Meg”, era maggiormente improntato sul pop; col suo secondo album, del 2008, la cantante viene molto influenzata da suoni elettronici, e già qui si può constatare la sua prima evoluzione.

“Psychodelice”, infatti, è stato realizzato anche con l’aiuto del dj Stefano Fontana ( Stylophonic) che ci regala sonorità elettroniche di alto livello ma senza invadere troppo e soprattutto senza far passare in secondo piano la particolarissima ed inusuale voce di Meg, una voce particolarmente delicata e confortante nonostante le basi scelte siano al contrario influenzate da una forte unione tra trip-hop e techno-pop.

Già la confezione dell’album attrae gli sguardi: oltre all’apertura a “scorrimento”, la copertina gioca sul contrasto tra il bianco ed il fuxia dando un’idea tanto di caramelloso quanto di tosto e sofisticato.

Ovviamente per gli amanti del genere, ma anche per chi volesse sperimentare una musica italiana un po’ diversa, l’ascolto è una goduria: le 10 tracce partono con “Distante”, il primo singolo estratto, per proseguire con “E’ troppo facile”. “Succhio luce” è il terzo brano ed è una piacevole canzoncina che ci evidenzia il lato giocoso e sognante della cantante, mentre “Napoli città aperta” può essere considerato come il brano riassuntivo di tutto l’album: un inno alla sua città, che non è solo sporcizia e logorio come i media la rappresentano.

In “Pandora” omaggia la canzone italiana, mentre “Laptop love” è la prima traccia che da il via ad una successione di canzoni in inglese, come “Promises” e “Running fast”. Il capolavoro si chiude con “Permesso?”, un pezzo contro la società di oggi, ormai sempre di fretta e affetta da schizofrenia.

Categories: Musica Pop Recensioni

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matteo