La canzone parla di una bimba che ha passato la sua gioventù tra montagne verdi ed animali, correndo senza rischiare di essere investita da qualche automobile. Ma un brutto giorno l’industrializzazione la raggiunse, costruendo una ferrovia al posto delle montagne, i prati dove lei è cresciuta.
Con il treno arrivò anche il resto: palazzi alti, centri commerciali, strade, automobili che distrussero anche i campi.
E la bimba guardava il cielo, ma non vedeva più il sole probabilmente perché coperto dagli alti edifici. E le montagne non erano più verdi perché coperte dall’asfalto delle strade.
La bimba, cresciuta, incontra il suo primo grande amore. Probabilmente un compaesano, perché nei suoi occhi vede le montagne verdi tra cui è cresciuta.
Nel suo uomo ritrova le sue montagne, il suo paesino di quando era fanciulla. Vede in lui il sole coperto dai palazzi portati dall’uomo.
L’industrializzazione ha distrutto i sogni di una bambina, ma non i suoi ricordi. Ricordi che realizzato nel suo amore, neo suoi occhi, ma che nella realtà non torneranno più.
Ma allora siamo sicuri che quello che noi chiamiamo progresso, modernizzazione sia giusto? Si certo, ha portato più facilità negli spostamenti con le automobili e una migliore qualità della vita nel campo tecnologico. Ma con quali conseguenze?
Abbiamo distrutto i campi per costruire strade, il verde per case ed edifici, inquinato l’aria con la benzina delle automobili e delle fabbriche. Aria che noi respiriamo, che i nostri figli respirano. Non ci sono più campi in cui far correre i bambini liberamente. Le acque che poi beviamo e in cui facciamo il bagno al mare sono inquinate dai rifiuti, anche velenosi, delle fabbriche.
Ok, a tutti fa comodo usare l’automobile per fare in fretta, avere strade asfaltate ecc…, ma a quale prezzo? Avvelenandoci? Siamo disposti a barattare la nostra salute con la tecnologia e la modernizzazone?
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