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Franz Ferdinand

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Passato un mese dal concerto dei Franz Fredinand al Palasharp di Milano, mi vengono in mente delle particolarità legate alla band di Glasgow. Dicendo particolarità penso al modo in cui si confrontano con il successo e che strategie di marketing stanno usando per rimanere al top. Tirando le somme si capisce che fanno delle cose abbastanza atipiche per il modo di funzionare della scena musicale contemporanea.

Alcuni esempi possono essere la pubblicazione di singoli nell’epoca in cui è risaputo che essi non vendono particolarmente, oppure il lungo periodo passato fuori dalla scena, proprio nel momento di maggior successo. Se per logica ciò avrebbe dovuto fargli perdere di popolarità, per paradosso non è così.

A dimostrarlo rimane il Palasharp milanese pienissimo nel concerto del 30 marzo scorso, dove le folle di fan sono rimaste entusiaste ancora una volta dalla capacità del frontman e cantante Alex Kapranov ad interagire con il pubblico, punto questo a cui danno più peso che alla precisione stessa della performance live, e stanno dimostrando di aver ragione. Un altro punto a suo favore e lo stile ed il carisma con cui trascinano tutti.

Quello che trovo molto curioso e particolare dei Franz Ferdinand è la cura per l’artwork e per l’immagine complessiva dei loro album e dei loro video. Visibilissima è l’allusione all’estetica artistica delle avanguardie storiche, particolarmente del Costruttivismo russo, ma anche di influenze Dada.

L’influenza che subiscono dall’mondo dell’arte è stata confermata anche da loro stessi, per esempio nella canzone “Do you want to” , dove spiegano come si sono ispirati all’ambiente dei party modaioli che si organizzano nella galleria Transmission di Glasgow. Tutto ciò li fa discostare dall’immagine tradizionale di band per ragazzini, anche se sono ovviamente amati soprattutto da loro.

Categories: Musica Recensioni

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matteo