Sembra che negli ultimi anni per essere sicuri di vincere al Festival di San Remo ci si debba presentare con una canzone a tematica sociale, meglio ancora se sull’omosessualità. Ci ha provato l’anno scorso la Tatangelo con quella sfilza di luoghi comuni che le ha permesso di vincere, e ci ha riprovato quest’anno Povia.
Non si è, però, ben capito quale fosse l’intento di chi ha selezionato i brani, dal momento che i due sono in netto contrasto l’uno con l’altro. Quello della Tatangelo, per quanto stucchevole e altamente buonista, ha per lo meno un atteggiamento positivo nei confronti dell’omosessualità. Quello di Povia, invece, trasuda pregiudizio e omofobia da ogni singola parola.
Si è tanto discusso ancor prima di conoscere il vero contenuto del brano, ma che cosa ci si poteva aspettare da un titolo come Luca ERA gay? Per di più se a scriverlo è uno come Povia, sostenitore di quei gruppi che si propongono di guarire l’omosessualità come se si trattasse di una malattia.
E, infatti, una volta a conoscenza del testo, si è avuto modo di verificare che si trattava solo di un becero esempio di propaganda a favore di questi gruppi facinorosi, che in realtà guariscono ben poco, ma contribuiscono solo a creare ulteriore disagio e malessere in chi non riesce ad accettare qualcosa di totalmente naturale quale la propria omosessualità.
Secondo il testo, questo Luca sarebbe diventato gay a causa di una famiglia disastrata, fra padre assente e madre ossessiva, ma poi sarebbe miracolosamente guarito studiando Freud e mettendosi con una donna. Non sarebbe neppure il primo, peccato che il più delle volte questo non implica un ritorno all’eterosessualità ma semplicemente un nascondere la propria natura, cosa che i gruppi che Povia sostiene invitano praticamente a fare tramite lavaggio del cervello e preghiere.
Per quanto riguarda l’aspetto meramente musicale, la canzone sembra una brutta copia di Ti regalerò una rosa, canzone con cui Simone Cristicchi aveva vinto il Festival di San Remo qualche anno fa. Ma almeno la canzone di Cristicchi era originale, il testo era ben scritto e il messaggio era molto significativo. Con Povia ci si trova soltanto davanti all’estremo tentativo di un certo gruppo, purtroppo ancora troppo influente in questo Paese, che non vuole far altro che far passare come una malattia e un disagio qualcosa che, invece, è perfettamente naturale. Povia dovrebbe lasciare ai veri cantautori il loro mestiere e limitarsi a blaterare di bambini e piccioni.
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