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Le Deni de l’Evidence

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Sconosciuti in Italia, i Mes Aïeux sono uno dei gruppi più popolari in Québec. La loro musica si colloca in una via di mezzo tra il folk e il rock e i loro testi sono quasi sempre impegnati, trattando temi che vanno dai problemi della società moderna quebecchese, ma in un certo senso anche mondiale (Dégénérations), alla politica quebecchese (La Grande Déclaration), dalla legalizzazione delle droghe leggere (Ton père est un croche), a problemi su scala mondiale.

É questo il caso di Le Deni de l’Évidence (Il Negare l’Evidenza), il primo singolo estratto dal loro ultimo album La Ligne Orange.
Il brano, musicalmente parlando, è ad effetto, come la maggior parte delle canzoni dei Mes Aïeux, e anche il testo è altamente impegnato e soprattutto di grande rilevanza attuale.

La canzone si apre con un conto alla rovescia, e una serie di ticchettii resi con un abile gioco di chitarre e percussioni. I primi versi sono quasi sussurrati come a mimare il loro contenuto : nessuno vuole sapere ciò che in realtà tutti sanno benissimo.

Questa cosa risaputa ma così bene ignorata da tutti può essere molte cose in realtà: sia la distruzione a cui si sta avviando il pianeta a causa del riscaldamento globale, sia il fatto che il Québec ha bisogno dell’indipendenza politica dal Canada (e come sempre nel caso dei Mes Aïeux, tutti i riferimenti alla politica locale del Québec sono molto velati, ma sempre presenti, intuibili dagli onnipresenti accenni al colore blu, colore che rappresenta appunto l’indipendenza del Québec) ma anche, più in generale, il fatto che ormai il mondo si sta avviando verso un atteggiamento di più totale menefreghismo, dove tutto può essere rimandato a domani e se si vuole ottenere qualcosa è meglio lasciare che siano gli altri ad agire anche per noi.

Ma bisogna rendersi conto del fatto che nonostante si continui a ballare questa danza del negare l’evidenza, la data di scadenza si sta avvicinando e prima o poi bisognerà pagare per tutto questo lassismo generalizzato che ormai affligge il mondo peggio di un’epidemia.

Questo avanzare della data di scadenza è sottolineato in tutto il brano dal ripetersi di quel ticchettio iniziale, sia strumentale che cantato come parte del ritornello, e da una melodia incalzante e inarrestabile, proprio come le conseguenze di questa situazione.

Dopo tanti anni di successi e di canzoni impegnate, la band di Stéphane Archambault riesce ancora una volta a colpire nel segno con un brano di grandissima attualità, di alto spessore e al tempo stesso musicalmente geniale come d’altronde tutti i brani di questa band sanno essere.

Categories: Musica Recensioni Rock

matteo