Meltdown, pubblicato nel 2004, era stato annunciato dagli Ash stessi come l’album della loro svolta musicale. Una svolta verso sonorità più cupe e quasi vicine all’heavy metal dopo i brani più espressamente pop di Free All Angels.
Proprio in virtù di questo cambiamento annunciato, Meltdown è un album che ha creato una certa spaccatura tra i fans stessi della band: ci sono quelli che lo amano e lo considerano un ottimo album degno dei precedenti, e quelli che invece non ne salverebbero una singola traccia.
Già ad un primo ascolto Meltdown dimostra di essere in effetti diverso dagli album precedenti della band nordirlandese, ma neppure così tanto. Sicuramente la svolta metal si fa sentire ma non in modo eccessivamente aggressivo, e i testi firmati Tim Wheeler si fanno come sempre riconoscere.
I brani più significativi dell’album sono senza dubbio Meltdown, Orpheus, Starcrossed, e Vampire Love.
Meltdown apre l’album omonimo con un’intro di chitarre e una frase ad effetto “Revolution, we are the solution”. Tanto per far capire che Wheeler e soci non scherzano, insomma. Si tratta di un brano piuttosto politicizzato, che si scaglia contro chi detiene il potere e cerca di reprimere le masse. La canzone in un certo senso mette in guardia i potenti sottolineando che questo atteggiamento alla lunga può portare soltanto ad una ribellione globale.
Orpheus è una di quelle canzoni tipicamente Ash, di quelle che appena le ascolti fanno pensare all’estate. É una canzone che incita a guardare avanti, e lo fa non solo con il testo ma anche con la sua musica, veloce e incalzante, un alternarsi di batteria e chitarre che sin dalla prima nota dimostra come Orpheus sia stata una scelta azzeccata come singolo di lancio.
Con Starcrossed si ha un ritorno alle ballate che già in passato Tim Wheeler aveva dimostrato di saper scrivere alla grande. Stando allo stesso Wheeler, Starcrossed non è altro se non un omaggio all’opera di Shakespeare. Ascoltando il testo è possibile ritrovarvi i riferimenti alla storia di Giulietta e Romeo e al loro tragico amore. Il tutto ovviamente mai in modo scontato e banale, nonostante il tema già abbondantemente usato ed abusato, ma anzi sempre con quel tocco di poesia che caratterizza le ballate firmate Tim Wheeler.
Vampire Love l’ultimo brano e forse il più decisivo dell’album. La sonorità cupa rispecchia la tematica, facilmente intuibile dal titolo, e rappresenta davvero quella svolta che Wheeler e soci hanno deciso di intraprendere, prima di tornare alle origini con il loro album finale, Twilight of the Innocents.
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