“Mi vendo” è un famoso pezzo del noto Renato Zero.
Le parole della canzone sembrano quelle dette da un indovino come quello che ci presentano alcuni cartoni animati o comunque una persona che promette quello che non ha, un disonesto. In alcuni pezzi sembra quasi che voglia conquistare una donna (incredibile se vuoi, seguimi e non ti pentirai. Sono io la chiave dei tuoi problemi, guarisco i tuoi mali vedrai. Ti do quello che il mondo distratto non ti da) ma non penso sia cosi.
Sembra una persona che si crede Dio in terra, capace di far tutto (io sono la notte, il mistero, l’ambiguità, la sorte, guarisco i tuoi mali, ti do quello che il mondo distratto non ti da). Mentre in altri punti si sottovaluta (io mi vendo a buon prezzo si sa, ho smarrito un giorno il mio circo, ma il circo vive senza di me. Io sono solo più di te).
Il protagonista della canzone parla a tutti noi, esattamente come uno stregone. Cerca di attirare clienti e parla, parla, ancora parla. Dice cose impossibili, con la sua parlantina e scemenze quasi tramortisce le persone. E cosi riesce a vendere le cose più assurde (desideri e speranze in confezione spray. In cambio del tuo inferno, ti do due ali sai. Mi vendo, un’altra identità. Guarisco i tuoi mali. Mi vendo, la grinta che non hai) ed è costretto a scappare (faccio in fretta un altro inventario, smonto la baracca e via. Cambio zona, itinerario, il mio indirizzo è la follia). E si, perché è folle, oltre che disonesto.
Eh gia, è un ammaliatore. Riesce a vendere cose che, se tu avessi ragionato con la tua testa, non avresti mai acquistato. Però non sai come, adesso ti ritrovi in mano una semplice pietra pagata una fortuna e una semplice garanzia. Provi la pietra, dovrebbe far innamorare di te la ragazza che ti piace. E invece lei ti ride in faccia perché ti sei fatto abbindolare. E lui torna dallo stregone con la pietra e la garanzia, ma non lo trova più. Cosi capisce che non esiste nessun elisir d’amore. Ma intanto ha pagato 100€ una semplice pietra che avrebbe trovato dietro l’angolo di casa sua.
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