“Padre madre” è un famoso pezzo di Cesare Cremonini.
Il protagonista della canzone è un ragazzo, probabilmente il cantante, che ricorda i genitori. Questo ragazzo ha intrapreso la via del cantante andando contro la volontà dei suoi genitori.
Diventando cantante perse la fiducia dei suoi genitori, con i quali litigò parecchie volte per poter fare quello che desidera. Ma adesso che sono morti gli mancano. Gli mancano le loro sgridate, si ricorda di quando piangeva sotto il letto e non sa se loro non lo sentivano o lo ignoravano (non mi senti? O non mi ascolti mentre piango ad occhi chiusi sotto al letto).
Si ricorda quello che gli diceva la madre, che a volte si contraddiceva da sola (madre, perché piangi? Non mi hai detto tu che una lacrima è un segreto?). e vuole risentire i consigli di suo padre (padre, occhi gialli e stanchi, cerca ancora con i tuoi proverbi ad illuminarmi). Ed il calore di sua madre (madre, butta i panni, e prova ancora, se ne hai voglia, a coccolarmi).
Gli mancano i suoi genitori. Gli stessi genitori che noi a volte odiamo perché ci vietano di fare quello che vogliamo. Ma che poi se non ci sono ci mancano. E speriamo tornino a sgridarci e a proibirci le cose.
Persone che hanno vissuto più di noi e che quindi hanno più esperienza, hanno commesso sbagli ma ora li sanno evitare. E cercano di trasmetterci le loro conoscenze ma noi, appunto perché sono i nostri genitori, non li vogliamo ascoltare.
Loro si disperano e fanno di tutto per tenerci lontani dai dolori, cattive compagnie, ecc… e cosi sono distrutti perché li facciamo disperare (padre, occhi gialli e stanchi, nelle sopracciglia il suo dolore da raccontarmi. Madre, gonna lunga ai fianchi, nelle sue guance gli anni ed i pranzi con i parenti).
Ma è giusto che i giovani facciano le loro esperienze, anche se sono dolorose. Certo, senza esagerare!!!
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