Esistono malattie che non affliggono solamente il corpo ma soprattutto l’anima. Lo sapeva bene Dalida, che in molte delle sue interpretazioni ha affrontato proprio questo problema. La più significativa fra tutte, sicuramente, è il brano Je Suis Malade, che già nel titolo introduce l’argomento della canzone senza mezzi termini.
Il testo è di Serge Lama eppure quando si sente l’interpretazione più che magistrale di Dalida di questo brano straziante, si direbbe quasi che lei ne sia stata sia interprete che compositrice. Certamente è una delle canzoni, se non la canzone, che hanno reso Dalida celebre nel mondo, e le interpretazioni dal vivo di questa canzone sono quelle tramite le quali Dalida riusciva ad esprimere al meglio i suoi sentimenti e il suo dolore per le troppe tragedie che avevano segnato la sua vita.
In Je Suis Malade la musica non è altro che un lieve sottofondo, quasi impercettibile perché sovrastato dalla possente e maestosa voce di Dalida. Sono solo delle note lievi e colme di tristezza, appena accennate per lasciare spazio al dolore del testo, della voce.
Il testo è pervaso dal dolore per la perdita di un amore, un dolore che porta alla malattia, ma non a quella fisica, del corpo, bensì a quella dell’anima. A quella malattia che fa smettere di sognare (je ne rêve plus), che fa vedere la persona amata ovunque (tu es partout), che fa sentire un senso di morte alla sua partenza (ma vie cesse, quand tu pars).
Si tratta di un brano disperato, dove non viene lasciato il minimo spazio alla speranza e che nonostante le molte cover fatte in seguito, soltanto nella versione di Dalida può esprimere realmente tutto il dolore e il senso di abbandono di cui è pervaso.
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