Nel 2000 le radio italiane passavano spesso una canzone, di un giovane cantautore esordiente, tale Francesco Tricarico. Si trattava di Io Sono Francesco.
Si tratta di una canzone all’apparenza semplice, quasi una filastrocca, eppure fin troppo matura a causa di un forte insulto presente nel testo.
La melodia di questa canzone è leggera, a sottolineare l’effetto filastrocca del testo. Un testo che, però, nasconde una profonda tristezza ed inquietudini, seppure in un certo modo mitigati da una speranza che pervade tutto il testo.
Io Sono Francesco altro non è se non la storia vera di Francesco Tricarico, narrata a partire da un trauma subito quando ancora andava a scuola da bambino.
Il padre di Francesco morì quando lui aveva solo tre anni, eppure nonostante questo, la canzone ci dice che Francesco era un bambino sempre sorridente. Fino a quando un giorno la maestra, in seguito pesantemente insultata nella canzone, chiede agli alunni di svolgere un tema sul loro padre. Ovviamente Francesco fa notare la sua situazione molto garbatamente e per tutta risposta la maestra lo manda al posto intimandogli di svolgere il compito in classe come tutti gli altri bambini almeno basandosi sui ricordi che ha del padre.
Da qui ha inizio il trauma di Francesco che da bambino sorridente entra in una grave forma di depressione, arriva ad essere ricoverato in fin di vita in ospedale a dodici anni e che solo grazie al suo capo riesce poi ad uscire da questo periodo così infausto e trovare una sorta di figura paterna da seguire.
La speranza non muore mai all’interno del brano, anzi ne diventa quasi protagonista più di Francesco stesso, in quanto è costantemente presente all’interno del ritornello in cui Francesco ricorda ai bambini che una scintilla brilla sempre in fondo al mare e quello che importa è il non lasciare che questa vada a fondo, ma portarla a galla e continuare a credere in lei.
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