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Riflessioni ed Auguri di fine anno.

E’ trascorso un intero anno da quando ho preso le redini di PlayMusic e la mia visione del mondo musicale comincia finalmente a farsi un po’ più chiara.

Il 2007 è stato un anno in cui abbiamo assistito alla conferma di una sostanziale mutazione musicale; non parlo di stili, look o innovazioni tecnologiche, ma quanto del prodotto finito e confezionato: l’album.

Se su un’ipotetica bilancia, misuratrice di qualità, pesassimo su un piatto la musica prodotta dai nuovi gruppi emergenti e sull’altro piatto la musica di chi famoso lo è già, beh, a mio giudizio il piatto più pesante sarebbe certamente il primo e vi spiego il perché di questa mia considerazione.

Per i grandi nomi del panorama musicale mondiale l’album rappresenta il veicolo pubblicitario per promuovere quella che poi è la loro vera attività artistica, ossia l’infinita serie di concerti in cui effettivamente riescono a dare il meglio di se. Il divario qualitativo tra i dischi e le performance dal vivo è però sempre più ampio. Per i ‘big’ il vero business è il tour (in giro per il mondo) fatto di costosissime scenografie e coreografie che impiegano le più sofisticate tecnologie. Il livello dei musicisti è altissimo, il grado di coinvolgimento che riescono a creare è incredibile, ed è proprio sul palco che riescono a dare il meglio di se, mentre sempre più spesso i loro dischi appaiono come prodotti preconfezionati, asettici, studiati a tavolino e che risultano una specie di compilation fatta di una dozzina di pezzi tra cui spiccano quei due o tre identificati come ‘single’ che pubblicizzano il tutto.

Tutt’altra musica se si tratta di nuovi gruppi. Per loro, oltre ai concerti, il disco è il mezzo per farsi conoscere ed apprezzare da un più vasto pubblico. Magari il livello di registrazione non sarà impeccabile (spesso per ovvi motivi di budget) ma la musica è autentica, il disco suona teso dalla prima all’ultima canzone. Ogni accordo, ogni passaggio ed ogni modulazione della voce sono frutto di un meticoloso lavoro portato avanti con passione, col desiderio di farsi ascoltare e di trasmettere qualcosa.

Questa autenticità è quella che ho provato a rincorrere durante tutto quest’anno e l’ho trovata in molti dei gruppi emergenti recensiti sulle pagine di PlayMusic. Così come tante sono state le aspettative inattese.

Parlando in particolare delle cose di ‘casa nostra’, la musica emergente italiana sta godendo di un florido periodo, le idee sono molte e le novità pure. Grazie anche al lavoro e alla passione dei direttori artistici di alcuni locali (il mio pensiero principale è rivolto al The Place di Roma e all’Ecoteca di Pescara) gli artisti di buon livello hanno la possibilità di mostrare quello che sanno fare svuotando il sacco ed esprimendo pienamente la vena artistica che li ha portati ad intraprendere il viaggio.

Con un pizzico di orgoglio sono contento di affermare che il numero di visitatori di PlayMusic è cresciuto moltissimo: circa 3000 al giorno.
Questo è il riconoscimento più grande che potessi avere in un anno di redazione e l’incentivo più forte a fare sempre del mio meglio.
PlayMusic è il mio modo per occuparmi di musica con obiettività e passione.

Non mi resta che augurarvi Buone Feste.

Grazie,
Andrea Urso.

Categories: Musica

Andrea Urso