Primo singolo estratto da “Un’altra direzione”, decimo album di Nek, La voglia che non vorrei è un brano che sicuramente ha centrato il bersaglio: non sorprende per originalità, ma di certo non lascerà delusi i numerosi fan del cantante di Sassuolo, abituati a melodie intense e di forte presa emotiva.
A 37 anni suonati e con una carriera quasi quindicinale alle spalle, ci si aspetterebbe forse qualcosa di più, ci si aspetterebbe finalmente il coraggio di rischiare, di sperimentare davvero con testi più impegnativi e sonorità più ricercate, ma la musica italiana vende già così poco, che è sempre meglio non scardinare le poche certezze del pubblico.
E Nek, coi i suoi sei milioni di dischi venduti nel mondo, è uno dei nostri fenomeni di esportazione di punta, un esempio vivente di buon made in Italy che vende all’estero quanto e forse più che in Italia.
Il solito Nek forse, che si perde nella descrizione di un amore scomodo e sbagliato, eppure inevitabile, che parla per frasi fatte di sentimenti e struggimenti emotivi che poco si addicono ad un quasi quarantenne.
Il concept della canzone è molto semplice: c’è una donna perduta che si rivorrebbe con sé, e c’è la consapevolezza che questo non è più possibile, che la vita ha portato i due protagonisti su due strade diverse che non si toccheranno mai più.
Sarebbe meglio desistere forse, eppure il frutto proibito continua ad esercitare il suo fascino; e di sicuro uno dei pregi del cantante romagnolo è quello di creare testi di facile immedesimazione, nei quali il pubblico possa ritrovarsi e riconoscersi: in fondo a chi non è capitato almeno una volta nella vita di innamorarsi della persona più sbagliata al mondo?
A fare da contorno ad un testo al limite del banale troviamo un arrangiamento graffiante e gradevole, che dà sicuramente una marcia in più ad un lavoro tutto sommato sufficiente.
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