Il brano “Incomprensioni”, nelle radio dal 6 marzo 2009, è l’ultima fatica artistica di Fabri Fibra ed ha anticipato l’uscita del suo ottavo album, “Chi vuol essere Fabri Fibra”.
Evidentemente le contaminazioni musicali sono particolarmente congeniali al rapper di Senigallia, che dopo la collaborazione con Gianna Nannini per il singolo “In Italia”, questa volta ci riprova con Federico Zampaglione.
Dall’inconfondibile attacco di pianoforte e dal ritornello di “Per me è importante” dei Tiromancino, Fibra trae spunto per costruire un rap serrato e malinconico, più introspettivo e confidenziale dei brani a cui ci ha abituato.
Il brano si apre con un’amara riflessione sull’attuale situazione economica del nostro Paese, in cui Fibra denuncia le difficoltà quotidiane di una società che sembra andare alla deriva, rivolgendosi niente meno che al Presidente del Consiglio.
Ma poi cambia prospettiva e passa a parlare di sé, della lunga e tortuosa strada verso il successo, delle difficoltà per imporsi e della paura che tutto finisca, che scoppi come una bolla di sapone.
C’è una sorta di autocompiacimento nell’invidia che legge attorno a sé, e l’incoraggiamento a continuare per la sua strada, che giusta o sbagliata che sia, ormai è intrapresa, quindi tanto vale percorrerla fino in fondo.
Anni luce distante dal cliché de “Il successo non mi ha cambiato per niente, in fondo sono sempre lo stesso”, Fibra rivendica l’inevitabilità di un cambiamento che lo ha colpito nel profondo, e anzi, proprio la necessità di costruirsi un ruolo per essere riconoscibile.
La difficoltà allora sta proprio lì, nel mantenersi coerente con le aspettative di un pubblico che lo ama o lo odia per quello che è: dissacrante, fuori dalle righe, provocatorio in ogni sua espressione;
in altre parole ciò che rivendica è l’impossibilità di essere “normale”.
L’accostamento di due voci così diverse, quella di Zampagnione e di Fibra, ha un effetto quasi straniante sull’ascoltatore, tanto evocativa ed onirica la prima, quanto perentoria e brutale la seconda: come essere svegliati da una secchiata di acqua gelida nel mezzo di un bel sogno.
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