Sembrava un Festival come tanti altri: le solite nuove proposte che propinano canzoni che mentre le ascolti le hai già scordate, i soliti finti alternativi, gli immancabili “figli di…”, le solite fotomodelle travestite da cantanti, e poi è apparsa lei.
Si è affacciata timidamente sul palco dell’Ariston, con l’espressione attonita a metà strada tra Chicken Little e Calimero e lo sguardo impaurito nascosto dietro gli improbabili occhialoni da secchiona che sono già leggenda: ma è bastata un’occhiata disattenta per capire che il personaggio c’era, e che era lì per far parlare di sé.
Lei è Arisa, al secolo Rosalba Pippa, ex estetista della provincia di Potenza approdata nel mondo della musica quasi per caso ed il suo nome d’arte è un acronimo composto con le iniziali dei suoi familiari: ce n’è già abbastanza per conquistare e intenerire il pubblico e fare inorridire gli addetti ai lavori.
Poi spulci nella sua biografia personale e ti rendi conto che alle spalle della giovane artista c’è niente meno che Mogol, e tanto basta per darle fiducia: a questo punto attacca col suo motivetto così sanremese che più sanremese non si può, e a dispetto di tutto, ti accorgi che ti piace.
Già perché “Sincerità” è il tipico brano studiato apposta per accattivarsi le simpatie del pubblico ed entrarti in testa, con una metrica semplice ed orecchiabile, un delizioso ritornello da storpiare sotto la doccia ed un messaggio chiaro ed incoraggiante: non preoccuparti se lui ti sembra sfuggente, se non risponde alle chiamate, se non avete niente da dirvi – oggi è una storiella senza importanza, ma domani potrebbe sempre trasformarsi nel grande amore.
Ed è proprio questo che rende questa canzoncina di poche pretese assolutamente irresistibile: il lieto fine c’è: voluto, sperato, e finalmente conquistato.
Arisa parla di un rapporto normale, nato come spesso succede dalla pura attrazione fisica, e delle difficoltà di trasformare una passione in qualcosa di più stabile, delle paure di perdere tutto e della necessità di quel ‘elemento imprescindibile” che dà il titolo al brano.
Perché complicarsi la vita, mentirsi, arrovellarsi in strazianti struggimenti? Un pizzico di sincerità ed il gioco e fatto. Ma il dubbio rimane: quanta di quella sincerità sta dietro al personaggio “Arisa”?
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