“Bocca di rosa” è un famoso pezzo di Fabrizio De Andrè.
Bocca di rosa è il soprannome di una ragazza o donna, la canzone non specifica, che considerava l’amore la cosa più importante (la chiamavano Bocca di rosa metteva l’amore, metteva l’amore. La chiamavano Bocca di rosa metteva l’amore sopra ogni cosa). Ora il soprannome è erroneamente utilizzato come eufonismo di prostituta. Erroneamente perché Bocca di rosa non lo faceva per un compenso economico ma perché le piaceva, al contrario di una prostituta (c’è chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione. Bocca di rosa né l’uno, né l’altro, lei lo faceva per passione).
M non tutti capiscono e condividono la sua passione. Prime fra tutti le donne del Paese che si vedono tutto a un tratto portare via i loro mariti (ma la passione spesso conduce a soddisfare le proprie voglie senza indagare se il concupito ha il cuore libero oppure ha moglie. E fu cosi che da un giorno all’altro Bocca di rosa si tirò addosso l’ira funesta delle cagnette a cui aveva sottratto l’osso). Cosi riuscirono a farla cacciare dal Paese grazie alle forze dell’ordine (ma quelle andarono dal commissario e dissero senza parafrasare: “quella schifosa ha gia troppi clienti, più di un consorzio alimentare. Ed arrivarono quattro gendarmi con i pennacchi, con i pennacchi, ed arrivarono quattro gendarmi con i pennacchi e con le armi).
Nella canzone è celato un aspetto della vita dell’epoca. Infatti il pezzo che riguarda i carabinieri ha due versioni. La prima è a loro favore (spesso gli sbirri e i carabinieri la proprio dovere vengono meno, ma non quando sono in alta uniforme e l’accompagnarono al primo treno); mentre la seconda un po’ meno (il cuore tenero non è una dote di cui sian colmi i carabinieri, ma quella volta a prendere il treno l’accompagnarono mal volentieri). Infatti la prima versione è stata scritta dietro “cortesi pressioni dell’arma dei carabinieri”
Questo dimostra quanto i carabinieri erano considerati un punto chiave della società. Al contrario delle persone ecclesiastiche, di cui si evidenzia la possibilità di infedeltà al giuramento fatto verso Dio (persino il parroco che non disprezza tra un miserere e un’Estrema Unzione, il bene effimero della bellezza la vuole accanto in processione).
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